Francesco Sassetto – tre minuti per DANTE

La poesia di Dante e il senso del suo messaggio a settecento anni dalla morte. Dante come maestro contemporaneo: cosa nasce dall’incontro fra i poeti di oggi e la Commedia?

La scelta delle terzine a cui sono collegate le poesie e il video è stata effettuata dagli autori. 

 

 

 Inferno, Canto XXI, versi 1 – 15

 

Così di ponte in ponte, altro parlando
che la mia comedìa cantar non cura,
venimmo; e tenavamo ’l colmo, quando
restammo per veder l’altra fessura
di Malebolge e li altri pianti vani;
e vidila mirabilmente oscura.
Quale ne l’arzanà de’ Viniziani
bolle l’inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,
ché navicar non ponno – in quella vece
chi fa suo legno novo e chi ristoppa
le coste a quel che più vïaggi fece;
chi ribatte da proda e chi da poppa;
altri fa remi e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa -:

 

E ti te vardi indrìo
(dialetto veneziano)
 
 
qualche volta
                   ti te fermi un minuto a pensàr e
ti vedi ’sto vodo grando che s’ingióte tuto,
un mùcio nero sensa più nomi né vose
                           qualche luse sì, ’na gióssa
de sol che se ga impissà par un fià, ti te la ricordi
apena ormai tanto smarìa
ne l’ànema covèrta de caìgo.
 
Ghe sarà qualchidùn
         un cielo ciaro più in su de ’sta capa de fumo,
de ’sta pióva che sbrìssa su le pière
e strassìna via fògie finìe
                                      e pólvare e grumi de pòcio.
 
Ghe sarà qualchidùn sì
                          un mago co la bàla de véro, sconto
in qualche cantón, che conosse i parcossa e
i parcome, che sa el senso de ’sto baracón
                      ’sto córar su e zo, ’sto fredo
indosso, ma mi        
                   mi no go mai capìo e anca ancùo che vado
da novo avanti e indrìo
                                      buratìn da do schèi
 
                                       no go ’ncora capìo.
 
 
 
E ti guardi indietro
(traduzione)

 

“qualche volta / ti fermi un minuto a pensare e / vedi questo grande vuoto che tutto inghiotte, / un ammasso nero senza più nomi né voci / qualche luce sì, una goccia / di sole che si è accesa per un poco, la ricordi / appena ormai tanto sbiadita/ nell’anima coperta di nebbia. //  Ci sarà qualcuno / un cielo chiaro più alto di questa cappa di fumo, / di questa pioggia che scivola sulle pietre / e trascina via foglie morte /  e polvere e fango. // Ci sarà qualcuno sì / un mago con la sfera di vetro, nascosto / in qualche angolo, che conosce i perché e / le ragioni, che conosce il senso di questo baraccone / questo correre su e giù, questo freddo / addosso, ma io,/ io non ho mai capito e anche oggi che vado / ancora avanti e indietro // burattino da due soldi  // non ho ancora capito:”
 
 
dalla raccolta Il cielo sta fuori, Arcipelago itaca 2020,
con un saggio di Stefano Valentini