La Dote dei Poeti

ANNALISA CIAMPALINI, VERSO TERRE INESPLORATE

A cura di Bianca Sorrentino

Sono le ombre a dare dimensione: lo sa bene Annalisa Ciampalini, che nella sua ultima silloge, Le distrazioni del viaggio, appena pubblicata da Samuele Editore, si incammina fuori da se stessa, varcando la soglia che divide il particolare dall’universale, ciò che è noto da quello che invece sfugge alla conoscenza. L’oscurità è un luogo che sa accogliere e unire, nonostante la nostra assurda quanto umana ostinazione a contare soltanto le ore di luce.

A volte gli imprevisti sanciscono la riuscita degli eventi: una serata insolitamente fredda ha fatto sì che il reading “Tres Dotes di Notte”, inizialmente immaginato all’aperto, si svolgesse nel Palazzo in cui era allestita la mostra per i dieci anni di Samuele Editore. Stretti nel calore della stanza e resi più vicini dall’emozione delle parole, gli spettatori si sono sentiti partecipi di una parentesi di sospensione. Tu, Annalisa, sei stata protagonista, insieme a Clery Celeste, Alessandro Brusa e Valerio Grutt, di questo momento magico: è attraverso la vostra lettura che siete riusciti a creare un’atmosfera davvero singolare. Per te probabilmente la commozione era accresciuta dal fatto di stringere il tuo libro tra le mani per la prima volta. Raccontaci le tue impressioni e presentaci questa nuova uscita editoriale!

Innanzitutto sono stata molto felice perché per varie coincidenze questo libro è uscito il giorno in cui è iniziato il Festival Tres Dotes. Io avevo visto soltanto la copertina in forma virtuale; toccarlo fa tutta un’altra impressione. Come dicevi giustamente, l’atmosfera è stata molto bella: dato il freddo, ci siamo raccolti in questa piccola stanza dove era stata allestita la mostra fotografica della casa editrice. Secondo me è nato un bel reading, molto raccolto, molto sentito. Ho partecipato con gioia. Ognuno ha portato il suo stile, il suo modo di essere e di scrivere; mi sembra che sia stato accolto in maniera molto profonda. Tengo veramente tanto a quest’ultimo libro; ringrazio molto Samuele Editore, e in particolare Alessandro Canzian, perché abbiamo fatto un lavoro insieme di editing, e Monica Guerra che ha impreziosito il libro grazie alla sua prefazione che mi ha toccato molto. È stato significativo perché in realtà questo libro è stato scritto partendo con un inizio e poi è diventato altro mentre lo scrivevo. Questo è stato un modo per conoscere anche me stessa perché alla fine la scrittura ti porta anche in territori che non credevi, inesplorati, quindi mi ha fatto piacere tanto scriverlo e che sia stato pubblicato proprio in questi giorni.

Sei stata un’insegnante: come consideri il rapporto tra la poesia e i ragazzi? Come viene percepito dai più giovani questo linguaggio, che per troppo tempo è stato vissuto come un’imposizione scolastica? A tuo avviso è possibile avvicinarli all’arte dei versi e farli sentire partecipi?

Io ho insegnato Matematica e Fisica, però per tanti anni nella scuola ho avuto a che fare con gli insegnanti di Lettere: sapendo che a me piace la poesia e che scrivo, spesso ne abbiamo parlato. Purtroppo mi sembra, dati i programmi scolastici, che sia un po’ sacrificata, che i ragazzi non siano tanto dentro il linguaggio contemporaneo e il modo di esprimersi di oggi, e che molto spesso, a causa di quest’involucro che ci costringe a fare scuola in un certo modo, la poesia sia molto inscatolata. La poesia va vissuta: più che parlare del poeta, il poeta va letto. Bisogna trasmettere l’amore per questo poeta, per quello che scrive, per il significato, per ciò che può voler dire anche nella vita di tutti i giorni. Ricordo come la vivevo io da studentessa: mi sarebbe piaciuto dedicare più tempo al singolo poeta e magari meno a tutto l’involucro che c’è fuori, alle generalità varie, soffermandosi magari su meno autori. Il testo poetico andrebbe vissuto in maniera più completa.

Il Festival che si svolge mentre mettiamo a punto quest’intervista si intitola Tres Dotes: tre erano infatti le doti di altrettante bionde fanciulle che secondo la leggenda fondarono Tredozio. Secondo il tuo modo di vedere, quali sono le tre doti irrinunciabili per un poeta?

L’amore per il linguaggio, per la precisione del linguaggio; una aderenza alla quotidianità, ma anche alla tradizione. C’è bisogno di attenzione a quello che accade giorno per giorno, ma anche un aggancio, un amore per la tradizione, altrimenti poi è difficile farsi capire!