Milo De Angelis

Q.B. PRIMO PIANO

Nota di lettura su  Linea intera, linea spezzata
Milo De Angelis, Mondadori 2021

 

Nel gennaio 2021 per la collana Lo specchio di Mondadori esce Linea intera, linea spezzata di Milo De Angelis.
Non è semplice scrivere di un poeta che considero tra i maggiori del nostro tempo e soprattutto di un poeta che alla sua ottava opera in versi è in grado di sfiorare corde inaspettate, con quella spietata esattezza che gli è propria.

Linea intera, linea spezzata ci avvicina al buio con una vitalità inedita, con una luce a tratti incomprensibile e feroce, che trema e che “affonda nel silenzio”. Forse perché proprio la morte e il silenzio attribuiscono senso al nostro fare e alla nostra voce nel mondo: si agisce una volta sola, per questo occorre farlo con estrema precisione e consapevolezza, come quando si tira un calcio di rigore:

“Sono soltanto tre, posso dirtelo, le regole del bene,/ soltanto tre: portare il pallone nel soffio/ della prima altalena, portare ogni dribbling in un balletto/ astrologico, trovare in una stella/ l’attimo giusto per il calcio di rigore”. (Caramelle di menta)

Cosa rappresenta questa linea intera, linea spezzata se non il filo della vita che ad un tratto si interrompe, proprio come quel filo che le Moire – nella mitologia greca (o le Parche romane) – maneggiavano per decidere del destino degli uomini?

La poesia di De Angelis attraversa molti piani dell’esistenza e della coscienza, con estrema naturalezza. Elementi della quotidianità – il bicchiere, l’agenda, il treno, il braccialetto – danno luogo ad ambientazioni reali o immaginifiche che rivelano i vari livelli a cui lo sguardo sulle cose può approdare; ma con la poesia questo sguardo raggiunge il centro del vero, con tutto il carico di gioia e di dolore che comporta.

I versi di Linea intera, linea spezzata producono un movimento – verso il basso, di discesa – che porta in profondità, verso altri piani della conoscenza, recuperando gesti che si fanno destino (concetto chiave in tutta la poetica di Milo), mentre la parola si radica nel profondo, artiglia occhi e cuore, mette radici e chiede la possibilità di germogliare. Allora si risvegliano i demoni dormienti, nascosti nei pensieri inaccessibili, nelle parole che non sappiamo pronunciare, nella voce che annuncia una nuova prova: “Sei entrato in un’immensa maratona”.

L’opera è divisa in quattro sezioni: la prima dà il titolo al libro, Linea intera, linea spezzata a cui seguono Nove tappe del viaggio notturnoDialoghi con le ore contate e Aurora con rasoio. Ogni sezione è concatenata alle altre e il tono che le abbraccia tutte è il medesimo, con affondi più o meno sofferenti, che raggiungono il culmine nell’ultima sezione, dove è più esplicita la costante dei testi, la morte: calcolata, disegnata, anticipata… decisa.

La poesia di Milo De Angelis non è mai nebulosa o allusiva, è invece fatta di prossimità, vicinanza, confine: una linea netta di demarcazione sul bianco della pagina, che viene tracciata con estrema, chirurgica precisione. Una risposta, di cui chi scrive deve dare conto; in proposito ha dichiarato il poeta in una intervista: “noi dobbiamo rispondere di ciò che scriviamo” sottolineando l’importanza che la parola risposta può avere, soprattutto se messa in relazione con termini contigui quali responso, promessa, promettere, peso.
Questo peso si avverte anche nella concretezza di tanti elementi del libro, messi a fuoco con lucidità, con tutto il loro ingombro, grazie a precise coordinate spazio-temporali; quando iniziamo a leggere una poesia di De Angelis, sappiamo bene dove ci troviamo: la via, la sede, il numero del bus, tutti dati che riproducono una sorta di “inno dei luoghi amati”.
Delle creature che il poeta incontra in questi luoghi, spesso nominate per nome o con le iniziali, percepiamo la voce, ne visualizziamo il corpo che s’impone nei gesti nitidi, rassicuranti e spaventosi allo stesso tempo.

Con queste creature che abitano la memoria e provengono da infanzia, adolescenza o maturità – ma sono così vive in quella “infinita giovinezza”– la poesia intesse un dialogo che riproduce segmenti di vita carichi di partecipazione, affetto, desiderio, profonda mancanza o struggente nostalgia.
Ovviamente si scomodano i morti che “entrano nel sonno dei bambini” spargendo terra sul cuscino e baci di spavento. De Angelis sfiora qui luoghi sconosciuti del nostro sentire, che teniamo al riparo in angoli segretissimi, per timore o vergogna, o per mancata riconoscenza; proprio per questo la poesia sembra restituirci qualcosa, sembra offrirci la riposta che non sapevamo.
Come in un prodigio, con la nebbia o il fumo appare la sera, in un alone misterioso dove si inverano (o si s-velano) frammenti di vita, gesti, creature che ci parlano; la memoria si dissolve e il respiro diventa muto lasciando spazio alle ombre, alla “voce del tempo”, alla voce del distacco o ai “gatti in cucina”.
Un verso appena ci trascina nelle stagioni più remote, come quella del fratello Puia, nella bellissima poesia A.D.E. che ci trasporta nel suo tempo “di dischetti e figurine” e lì resterà per sempre.

Questo è un libro che mette insieme lucidità e follia, il “nulla e l’altro nulla”, in un moto progressivo che ci porta nel centro del tempo, nel centro della visione scolpita in un contesto sempre reale, che ha un suono di assoluto con quel “grido nel sangue/ che solo i poeti possono scorgere”.

Rossella Renzi
10 aprile 2021
 

 

 

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