15 Marzo 2018

sulla serata dedicata a Remo Pagnanelli

Grande partecipazione a Faenza al #POETRY nella serata dedicata a Remo Paganelli

Martedì 20 Marzo 2018

L’altissima qualità dell’offerta e la partecipazione di un pubblico numeroso, attento, giovane, fanno di #POETRY Faenza, la rassegna faentina che negli ultimi due anni ha ospitato oltre cinquanta autori dando vita a un circuito di poesia tenace e attento, un evento quasi unico a livello nazionale. Grande banco di prova è stato il #POETRY nella serata del 15 marzo scorso, dove non poeti, non scrittori, non editori si sono ritrovati a riflettere sull’intensità della poetica di Remo Pagnanelli.

Non sono mancate domande e riflessioni, dove il tenore degli interventi che hanno celebrato la bellezza nel senso più alto del termine avrebbe forse reso felice questo grande esponente della letteratura italiana, laddove la sua Poesia ha dato lezione di profonda integrità intellettuale e umana. Abbastanza facile, per vastità di argomenti, sarebbe parlare di un autore poliedrico e geniale come Remo Pagnanelli di fronte a una platea di addetti ai lavori. Ben più arduo è il tentativo di rendere fruibile e interessante un autore di questa complessità a una platea di giovani e meno giovani, accomunati dalla passione per la poesia.

In tempi in cui le librerie spacciano per letteratura malcomposti sfoghi, semmai persino pubblicati da grandi nomi dell’editoria a fianco di qualche classico abbandonato sullo scaffale dal secondo dopo guerra, diventa più che mai necessario dare voce ad autori che, per levatura etica e poetica, riconducano la Poesia nella sfera della centralità della parola. Questa è la principale motivazione che ha portato al #POETRY Sabina Pagnanelli, sorella dell’autore scomparso nel 1987, che ne cura con competenza e affetto ricordo e memoria artistica.

Il libro Quasi un Consuntivo (Donzelli, 2017) che raccoglie buona parte dell’opera poetica di Remo Pagnanelli, ha fornito l’occasione per parlare a un vasto pubblico di alcuni argomenti fondanti per chi dedica parte della vita alla lettura e alla scrittura. Esiste Poesia senza responsabilità? La parola, nei testi di Remo Pagnanelli, rifugge il mero esercizio fonetico stilistico, è parola piena di significato, pur essendo, come accade alla migliore Poesia, potenziata dalla forma stessa che la veicola. Il senso è il fine principale dei suoi testi poetici, esattamente come dovrebbe essere, le parole al loro interno sono “portanti” e conducono il lettore in un viaggio di cui l’autore disegna, con lucida consapevolezza, l’itinerario.

Anche la parola più intima e il disagio, o la gioia, individuale dovrebbero farsi sempre portatori di un messaggio collettivo, per ricucire il singolo alla comunità, per ritrovarsi e riconoscersi umani tra gli umani. Nella nostra società mordi e fuggi questo accade sempre più raramente, accade invece, il contrario, che la poesia divenga talvolta una delle tante attività narcisistiche e celebrative di ego tracotanti, nulla di più distante da un’idea di responsabilità delle proprie parole che lo stesso Pagnanelli riteneva indispensabile.
La poesia è anche regno della memoria, la parola al suo interno può farsi custode delle cose più preziose, per restituirle alla vita a ogni lettura. Inoltre non è secondaria la sua funzione d’espressione della morale e dell’impegno civile e umano che il Poeta deve saper e volere esprimere. Altrimenti perché scrivere?

Certo è che per leggere Remo Pagnanelli, grande intellettuale ancor prima che pluripremiato poeta, critico e saggista, è necessario dotarsi di qualche strumento di base. La sua poesia è permeata di riferimenti e citazioni, collegamenti simbolici e psicoanalitici che, a causa di una meno assidua frequentazione della lettura e una calante preparazione scolastica e personale, appaiono oggigiorno più difficili da cogliere. Ma c’è uno strumento fondamentale che spesso sottovalutiamo e che è in grado di arrivare dritto al cuore della comprensione minimizzando parte delle lacune didattico-didascaliche: l’ascolto.