Carlo Tosetti – tre minuti per DANTE

La poesia di Dante e il senso del suo messaggio a settecento anni dalla morte. Dante come maestro contemporaneo: cosa nasce dall’incontro fra i poeti di oggi e la Commedia? 

 

La scelta delle terzine a cui sono collegate poesie e video è stata effettuata dagli autori. 

 

 

Inferno XII,VII cerchio, I girone

“Io gia pensando; e quei disse: «Tu pensi

forse a questa ruina ch’è guardata

da quell’ira bestial ch’i’ ora spensi.”

 

Da “La crepa madre” (Pietre Vive Editore, 2020)

canto VI – La distruzione:

 

10

Allargò la curva, tutta

trafelata e corse verso

l’ammannito lauto desco

di piazzale acciottolato

del palazzo comunale.

L’ovazione, battimani,

dei presenti compiaciuti,

per il crollo del tempietto

seicentesco ammalorato:

cadde alzando ciprie rosa,

senza il tempo d’un sermone:

vera polvere d’onore.

 

11

Nella piazza del comune,

fu lì che lei si chiuse

venti metri, poi s’aprì

e ancora si richiuse;

animata rocca parve

da luddista suggestione.

D’auto della polizia

digerì fredde lamiere,

trangugiò le spremiture

di testate, di pulegge,

sorbì liquidi motore,

respirò gasoli e odore.

 

12

Tristi per la rotta scelta

dalla Crepa che andò a destra

scoperchiando Via Battisti,

tutti giunsero le mani;

per l’eroe v’era la speme

che mostrasse comprensione.

Già subì l’irredentista

non la sola esecuzione,

ma la celia d’una prima

corda lisa; la seconda

«quella buona», disse Lang,

«io ce l’ho nella valigia».

 

13

E invece raspò tutta

la strada dell’eroe,

necessità soverchia

inscritta nelle trame,

chiaro v’era della rabbia

valicare la statale,

dove l’agro si dischiude,

superato San Maurizio

e buona fu la sorte

che il crepaccio non s’aprì

al dì della cutizza

all’uovo e delle danze.

 

14

Alla Chiesa la legione

– tutta egizia ma cristiana

detta in storia la Tebana –

ispira e ben protegge

patròna la giornata

di fiera e quei dolcini.

Aleggia il Santo Generale

con i Martiri Compagni

– la mano impugna il gladio –

e sorveglia consacrata

la festa e suoi confini:

balli e stravizi, bambini.

 

15

Tanto fecero – si, è vero –

tenne salda l’aratura,

mirando, il suo timone

la rotta verso Alserio

e tagliando la rotonda

puntava le campagne,

al lago lo sconquasso

filava e sulla strada,

parallelo il cimitero,

poi le macchie divorava

del càrpino e betulle,

di robinia, ontano nero.

 

16

Grande fu il mugghiare

delle gementi croste

di sismi e di fischi,

d’acuti di ganasce,

d’urli d’acciaio, frenate,

e col rombo d’un monte

crollato intero, giunto

dal lago a un soffio placò

la rabbia e s’arrese, pago

il canale inaudito, effuso

muto sospiro infinito,

lento, un poco arretrò.

 

 

contributo video a cura dell’autore