Sandro Pecchiari – tre minuti per DANTE

La poesia di Dante e il senso del suo messaggio a settecento anni dalla morte. Dante come maestro contemporaneo: cosa nasce dall’incontro fra i poeti di oggi e la Commedia?

La scelta delle terzine a cui sono collegate le poesie e il video è stata effettuata dagli autori. 

 

 

 Purgatorio, Canto XIX

 

versi 1-2

Ne l’ora che non può ‘l calor dïuno

intepidar più ‘l freddo de la luna,

 

versi 34-45

         Io mossi li occhi, e ‘l buon maestro: «Almen tre

voci t’ho messe!», dicea, «Surgi e vieni;

troviam l’aperta per la qual tu entre».

         Sù mi levai, e tutti eran già pieni

de l’alto dì i giron del sacro monte,

e andavam col sol novo a le reni.

         Seguendo lui, portava la mia fronte

come colui che l’ha di pensier carca,

che fa di sé un mezzo arco di ponte;

         quand’ io udi’«Venite; qui si varca»

parlare in modo soave e benigno,

qual non si sente in questa mortal marca.

 

 

 

 

Desunt Nonnulla 

 
da mezzanotte niente acqua o cibo!
è un mantra scarnito di calmanti
tiranno se ci estingue nell’attesa
se offre la maternità tremenda
del cavallo di Troia eviscerato
 
                          pronto il palanchino di metallo
                          i flabelli di tachipirina
                          un buon passo liscio di eparina
                          le ciabatte offerte come offa
                          cinque dita di saluto intorpidite
 
andrà bene
che sia un buon lupo
che sia un bel viaggio
che stiamo in bocca
a un qualsiasi dio.
 

*
 
la notte apre ondate di lenzuola
la parola amara di risposte
rade il giorno
[sarà il fidarsi delle mani]
 
nella carta velina del mattino
il tuo farmi inerpicato
su quelli che spingono da dentro
fino a sfigurarmi
 
e andando si uncinano infinite
le vite degli altri
infinite cercate viste
 
 
quanti vivono
oltre le finestre
questo stesso ora?
 

*
 
la verità è un lapsus che dispiega
[da dire nel secondo prima che si spezzi
la relazione forte tra gli oggetti
e le persone attorno]
 
la divisione tra il restare fermi
e osservare gli armadi e i letti –
sostegni imbelli al nostro andare
 
 
è una frazione prima che scompigli
e sganci i guinzagli che ci diamo
e sganci questo nostro sempre fare
dentro un luogo che si fa ricordi
 
spezzati e sciolti.
 

*
 
camminiamo lenti
 
le mosche hanno buon gioco
e pinzano messaggi sulla pelle
 
con brivido guardiamo quei riflessi
– bluastri verdastri smossi –
e andiamo morsi di lentezza
che è cibo e stazione per gli altri
 
[l’avremmo detto mai
che saremmo stati solo pelle]
 
il resto [                 ] occupa un mare inconoscibile
dentro che scegliamo
di non attraversare.

 

dalla raccolta Desunt Nonnulla, Arcipelago itaca, 2020
con prefazione di Giovanna Rosadini