Gerard Manley Hopkins

Rubrica Traduzioni a cura di Sandro Pecchiari

 

GERARD MANLEY HOPKINS
Giubilo al Tempo del Raccolto, poesie Scelte 1863-1888 (La Vita Felice, 2022) a cura e traduzione di Claudia Azzola, con testo inglese a fronte

 

In questo ultimo decennio sono stati magistralmente riproposti degli autori che sono una sfida per i traduttori. Penso alle Elegie Duinesi ritradotte da Renata Caruzzi, La Terra Devastata di T.S.Eliot riproposta in modo potente da Carmen Gallo, e ora ecco questa importante traduzione dell’imprendibile Gerard Manley Hopkins (1844-89), che, come Auden, come Eliot, come Marianne Moore, è wordsmith, “fabbriciere delle parole”, sulla falsariga di hammersmith, blacksmith, nel senso di “miglior fabbro” con cui Ezra Pound si riferì a Eliot.

Claudia Azzola, dopo le traduzioni di Nanni Cagnone, Andrea Ponso e pochi altri (Hopkins è pressoché scomparso dal catalogo librario italiano), ne ripropone i versi con somma perizia., affrontando i suoi testi intricatissimi: Hopkins ha spinto il lessico alle estreme conseguenze, in una condensazione verbale di allitterazioni, assonanze, spezzature nel suo personalissimo sprung rhythm, ritmo del common speech inglese, delle canzoni, delle nursery rhymes. Ha giocato con il lessico come Joyce e Dylan Thomas. W.H. Auden e T.S. Eliot gli sono debitori in linea culturale.

Hopkins domina la pietrosa parola sassone in una lingua sontuosa e sonante. Questo battere sonoro, gli azzardi del significante, una sound texture che intende il suono come primo a essere percepito, sono stati resi da Azzola, mantenendo per quanto possibile l’urto di suoni – come per esempio in Inverno con la corrente del Golfo (Winter with the Gulf stream):

«Le foglie s’afflosciano/ strascinate sul suolo di
sibili sonante/ tanto è rasoterra il sospiro del vento […]».

 Sono versi che andrebbero gustati pienamente con una lettura a fior di labbra – o ad alta voce – per la restituzione sonora e sensuale del testo, come l’autore stesso suggeriva.

 

WINTER WITH THE GULF STREAM

The boughs, the boughs are bare enough
But earth has never felt the snow.
Frost-furred our ivies are and rough

With bills of rime the brambles shew.
The hoarse leaves crawl on hissing ground
Because the sighing wind is low.

But if the rain-blasts be unbound
And from dank feathers wring the drops
The clogged brook runs with choking sound

Kneading the mounded mire that stops
His channel under clammy coats
Of foliage fallen in the copse.

A simple passage of weak notes
Is all the winter bird dare try.
The bugle moon by daylight foats

So glassy white about the sky,
So like a berg of hyaline,
And pencilled blue so daintily,

I never saw her so divine.
But through black branches, rarely drest
In scarves of silky shot and shine,

The webbed and the watery west
Where yonder crimson fireball sets
Looks laid for feasting and for rest.

I see long reefs of violets
In beryl-covered fens so dim,
A gold-water Pactolus frets

Its brindled wharves and yellow brim,
The waxen colours weep and run,
And slendering to his burning rim

Into the flat blue mist the sun
Drops out and all our day is done.

 

INVERNO CON LA CORRENTE DEL GOLFO

I rami, i rami sono quasi spogli
ma la terra la neve non la sente.
Si orlano di gelo le edere e scabri

per le lame di brina si vedono i rovi.
Le foglie s’afflosciano strascinate sul suolo di sibili sonante
tanto è rasoterra il sospiro del vento.

Ma se la pioggia si scatena in acquavento
e da piume fradicie stilla sgocciolio
passa il ruscello intasato con suono strozzato

nell’amalgama di melma ammucchiata che ostruisce
il canale sotto strati viscosi
di fogliame caduto nel bosco ceduo.

Un motivetto di note flebili
è tutto ciò che osa l’uccello d’inverno
La luna perla opalina alla luce del giorno galleggia

così bianca e vitrea in mezzo al cielo,
così simile a un monte ialino minerale,
delicatamente profilata di blu,

tal che mai la vidi sì divina.
Ma tra neri rami, con rarità abbigliato
in sciarpe di seta cangianti e luminescenti,

il ponente in membrana e acquosità
dove la cremisi sfera di fuoco calante
pare in procinto della festa e del riposo.

Vedo scogliere e lungh’esse le viole
negli acquitrini scuri di berillo,
un Pattolo delle acque dorate incede

negli attracchi orlati di giallo,
i colori di cera colano e stingono,
si affinano fino all’orlo fiammante

nella nebbiolina azzurra pianamente affonda
il sole e finisce il nostro giorno.

Hopkins nella sua breve vita non conobbe gloria né notorietà: visse tra la preghiera e la poesia, noto a pochi insigni amici. L’amore per la vita, anche nelle forme più materiali, anima le sue poesie. Osserva i dati come se il mondo fosse appena uscito dalla creazione e lui, il poeta, dovesse volubile, esigente la totale sottomissione della creatura, che resta immersa in una natura primordiale, di cui poco comprende le finalità.

Soltanto dopo la sua morte se ne scoprì la grandezza, ed è a ragione annoverato tra i classici della letteratura inglese.

Biografia

Gerard Manley Hopkins (Stratford, Essex, 1844, Dublino,1889), gesuita, sacerdote e predicatore, insegnante di letteratura greca all’università di Dublino.

Su suggerimento di un superiore, scrisse Wreck of the Deutschland, che narra l’affondamento nel Tamigi di un bastimento tedesco. L’ardita novità del linguaggio della tecnica, dall’autore stesso definita sprung rhythm e basata essenzialmente sull’accentuazione anziché sul numero delle sillabe e sull’utilizzo molto personale delle allitterazioni, sconcertarono R. Bridges, al quale H. inviò il poema.

Bridges purtroppo mancò di comprendere la forza e la modernità di questo scritto e degli altri che lo seguirono. Hopkins, ritenuto dalla critica vittoriana e edoardiana, come eccentrico, difficile e originale, seppe guidare la poesia inglese fuori dall’asfissia delle convenzioni del tempo, spezzando decisamente il ritmo tradizionale e rinnovando il linguaggio.

Tale posizione di avanguardia fu compresa soltanto dai poeti dei primo dopoguerra. e soltanto dopo l’esperienza di Ezra Pound e di Thomas Stearns Eliot è stato in pieno riconosciuto come grande sperimentatore e innovatore del linguaggio poetico e della metrica.

Appena nel 1930 venne pubblicata l’edizione integrale dei suoi Poems. Mentre i suoi Note-books and papers, fondamentali per comprendere il messaggio di H., sono stati pubblicati nel 1937.