Carlotta Cicci


Da Sul Banco dei pesci 
(L’arcolaio, 2022)
di CARLOTTA CICCI

 

Benedico la sua sorte
mentre il fiume scorre
e sale luna nuova

Roma verticale e inamovibile
mi nomina Madre
un accento

è nata
non c’è altro da sapere

come un cigolio
mentre il sole feriva
gli uccelli tardivi
a me fraterni

fremente
dilaniata
felice
quanta umanità
ho messo al mondo

 

*

È una sera gelida
cammino sui bordi
di una città sorda
che non ha mai visto
un uomo vergine
tra pilastri di ferro
e plastica ovunque

nel tempo
di una luna prudente
come un insetto sensuale
richiudo il sigillo
io non credo

 

+

Ho l’obbligo
di rimanere intera
tento di trovare un fondo
per dirmi che ciò che misuro
è provvisorio

ogni lato delle cose
è consumato
nessuna tenerezza

sono singolare
né grande
né piccola

mi insegue l’odore del niente
implacabile divento chilometri
perdo tutto
perdo tutti

 

Dalla prefazione di Alberto Bertoni

(…) qui, Sul banco dei pesci, viene intrapreso un viaggio in buona parte iniziatico e comunque vocato a mani- festare una fiducia pressoché integrale nella poesia/poesia, fra introiezione del tragico e ricerca niente affatto arresa del sa- cro, corporeizzazione delle percezioni e rifiuto di un’estetica fine a se stessa, superamento di ogni mito individualmente memoriale (gli scatti di memoria qui sono di norma involon- tari, inconsci, anamnestici, mai linearmente consequenziali) e conseguente promozione a mito originario dell’aneddotica au- tobiografica. (…)

 

 

Dalla raccolta inedita
Gli insonni

 

è la fine del tempo
sale l’incoscienza
degli animali

questo credere
vano e grato
tra i fiori
e la terra esplorata
acerba e stanca

dove restano
gli invisibili
in anni lenti
trascorsi vicini
alla gioia

 

*

risuonano nude
tutte le creature
preziose e ininterrotte
 
le bestie nel cielo
separate indugiano
sul ritorno
 
col bene sulle fronti
alleate le madri richiamano
i bambini a riva
 
con bandiere bianche
sulle acque smisurate
dove il vento spinge i giorni
l’uno contro l’altro

 



con tutto l’amore che ho
celebro te
una lode nella stanza
 
nello sguardo maturo
di domani
con le mani tese
annunciamo
sogni senza pause
 
un posto selvaggio
ci rende omaggio
nel rosso della sera
nello sfarzo dei giochi
dell’ultima veglia
che ci scolpisce
come foglie a terra
l’una sull’altra

 

 

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Carlotta Cicci è poeta, fotografa, videomaker nata a Roma nel 1984, dal 2016 vive e lavora a Bologna.

Ha curato riprese fotografia e montaggio di vari video dedicati a eventi istituzionali e culturali tra Bologna e provincia oltre a realizzare diversi format video per web e TV.

Dal 2016 ha lavorato in progetti documentari selezionati in vari Festival che hanno ottenuto riconoscimenti internazionali.

Suoi i progetti fotografici : M-MILANO , R-ROMA, T-TRANSITO, V-Voci del mio viso.

Attualmente cura e realizza con Stefano Massari il Format videopoesia zona|disforme

(per info completa www.disforme.net)

​Nel mese di luglio 2022 pubblica la sua opera prima in poesia: Sul Banco dei pesci (L’arcolaio editrice) con prefazione di Alberto Bertoni.