Anna Maria Spalloni


Anna Maria Spalloni
POETRY al MEI (meeting etichette indipendenti)

 

 

I

I morti sono come le pecore
pascolano nei miei sogni
s’accovacciano tra le brume nell’ora di nessuno
divorano gialli pasticcini il giorno del mio compleanno
obesi e gridanti mi strattonano da mezzo il fiume per farmi attraversare
mi costruiscono la casa dove devo abitare.
Mi sospendono nel vuoto per farmi vedere le figure.
I morti mi sentono quando sto per andarli a cercare
mi mandano la scossa al dito medio fino su al cervello
mi fanno chiudere il libro e andare a dormire
I morti ogni notte partoriscono
Me

 
II

Quando ero essere umano mangiavo normale
adesso siamo tante donne allineate tutte su di un’unica linea verde.
Su questa linea facciamo cose senza senso e
ci mettiamo nella prossimità di accogliere anime smerlettate a memoria.
Da qui sentiamo gli alberi stormire e la resina colare nelle mani.
Abbiamo sorrisi sprovveduti e ci cambia la voce improvvisamente.
Per cui la gente si pente di averci incontrate.
Qualcuna di noi accende lampade la sera, altre accolgono bimbi,
altre studiano astrologia.
Tutte facciamo spesso l’amore
e fabbrichiamo ponti di continuo.

Ce n’è una che ha uno spazio tra gli incisivi
gambe magre da gazzella e capelli irti come capra selvatica.
Conserva e stringe un pacchetto fatto di nomi e capelli suoi,
ogni tanto ci sputa sopra, così lui rinasce
E il sego delle candele prende forma
E il circo con i cerchi di fuoco ricomincia.
 

Mi chiamo Anna Maria Spalloni. Nasco il primo luglio a Roma, cancro ascendente scorpione. Dopo una laurea in lettere, mi metto a fare l’attrice, una passione che mi nasce vedendo Eduardo in tv da bambina. Recito soprattutto in teatro, spesso testi miei. Di mestiere vivo. Vivo le mie storie e quello che c’è appeso. Se sto ferma muoio, forse è per questo che corro; corro in mezzo agli alberi e vicino all’acqua possibilmente. Quando le gambe chiedono un “time out” mi metto a leggere, oppure studio le lingue antiche, quelle che la gente chiama le lingue morte. Certe volte la sera lavoro a maglia, ma in un modo che qui in Italia conoscono in pochi; un moto circolare senza interruzioni ed andate a capo: per me è un mantra, una forma di preghiera e mi dà concentrazione, mi aiuta ad andare al di là delle figure, al di là di ciò che appare. Trovare l’anima delle cose, delle storie, l’essenza… di un pensiero, di un gesto, di qualsiasi cosa, questo è quello che amo fare. Mi chiamo Anna, di mestiere, oggi, scrivo, poesie.

Una mia raccolta “Me and my bones” è stata pubblicata nei  “ Quaderni  di RebStein (LXV)”

 

nella foto Anna Maria Spalloni, Faenza, 2017.