Elena Miglioli

Ho la parola sulla porta di casa

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Da Ho la parola sulla porta di casa
(Oèdipus, 2021)
di ELENA MIGLIOLI

 

 

Amore

Gli amanti sono sempre in tre
eccolo nascere il noi astrale
    figlio etereo già saggio
gli cedevamo il passo

Chi ama deve morirsi
sfaldarsi con le falene
all’ultima luce di estuario
resuscitare oltremare

Lui ci guardava sfociare
prenderci darci alla rinfusa
specchiarci nelle acque agitate
come paesi colati dai crogioli
così versati ci raccoglieva
bagnando in quell’oro il profilo

Lo scolorivano le ultime piogge
tornava allora di cielo in cielo
alla confluenza dei fiumi
poi lì finiva prosciugato

Un tempo eravamo amanti.
Oggi il Natale ci tace sulle spalle:
le bocche stanno appese agli abeti.

 

*

Rendo la voce al bosco

Sono stanca
di questa pelle che non sa cantare
    un giorno almeno
la vorrei lasciare all’olmo
come fanno le cicale
con l’involucro ninfale

Accolgo il mio vuoto
dalla corteccia immortale
mi preparo alla muta:

rendo la voce al bosco.

 

*

Soldati*

Dicono che aprile
si rimetterà in piedi
e le ferite faranno fiori
per tutti i balconi
Allora i pensieri
lasciano i letti sudati
e dondolano all’aria
puliti come le facce
dei bambini in altalena

I soldati svestono i camici
strizzano la sera madida
la stendono sui fili tesi
tra le stelle sognanti:

la notte porta promesse.

*Dedicata al personale sanitario impegnato nell’emergenza Covid-19.

 

Dalla Nota dell’autrice

(…) Questa silloge racconta di un viaggio: quello della parola. Chi scrive deciderà di accoglierla a condizione che diventi uguale a lei. Così la parola resta sulla porta, finché non è sincera, finché non si perdona di essere imperfetta. Finché non somiglia, come una goccia d’acqua, a chi l’attende per donarla al mondo. Solo allora avrà il permesso di entrare in casa. E potrà trasformarsi in poesia. (…)

 

Dalla Lettura critica
di Tomaso Kemeny

(…) Si tratta di una scrittura delicata che si autodefinisce come “…musica in punta di piedi”. Una poesia che entusiasma per “cavatine” che la voce immanente indossa “…come vestiti sempre nuovi”. Non è un caso che all’improvviso “nei teatri beati del vento” risuoni la voce indimenticata di Maria Callas. La casta diva sa che “i sogni sono sempre veri” e che ci si ritrova solo perdendosi negli occhi della persona amata. Così il lettore di queste poesie ritrova qui il suo vivere compromesso, dilacerato dalla crudele prosasticità della vita quotidiana.

 

 

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INEDITI

 

*

Si aspetta la pioggia si aspetta
così un amore che non passa
è sfuggito all’appuntamento
Alle finestre sventolano veli
scende sulle bocche assonnate
anche l’ultima sillaba sospesa
fra andare e restare solo un soffio.

 

*

Sulle labbra blu della sera
le voci cambiano colore
sono fili ormai sottili
fra i capelli e le ciglia
Chi valica il ponte
sa che deve oltrepassarsi
perdere il passo noto
al di là si allentano nodi
il fiume inverte il suo senso
sale lento alle ginocchia.
E noi ci attraversiamo.

 


Elena Miglioli è giornalista. Cremonese, vive e lavora a Mantova come responsabile Ufficio stampa e comunicazione dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale. Ha pubblicato i libri Non sono briciole (racconti, 2021), Spengo la sera a soffi (poesie, 2018, preceduta dall’omonima plaquette nel 2016), Rimango qui ancora un po’: storie di vita e segreti di longevità (saggistica, 2015, coautore Renato Bottura), La Notte può attendere: lettere e storie di speranza nelle stanza della malattia terminale (saggistica, 2013). È fra gli organizzatori del Mantova Poesia-Festival Internazionale Virgilio.