Massimiliano Damaggio
Io scrivo nella tua lingua
Rossocorpolingua, diretta da Cetta Petrollo
(Editrice Zona,
2022)
poesie – testo greco a fronte
Traduzione di Giorgia (Gina) Karvunaki
con una nota critica di Mia Lecomte
da arrivi e partenze
I polaroid
mi guardi dalla fotografia
ma io non so scrivere nella tua lingua
di cosa si chiamava bambino
ed era viaggio di vento, irruzione
nel nuovo giorno, al calendario
scandalo
incontrarti oggi in uno specchio di carta
mi ha fatto tremare le mani
perché ti ostini ad accompagnarmi di nascosto
all’uscita di ogni galleria
quando insieme per la sorpresa ridiamo
di fronte a un’improvvisa voragine di luce
II durante il naufragio
di tutto questo naufragio si salva forse un bambino
che seduto sul pallone
nelle pozze dell’asfalto
vede riflesso il cielo come un canto
se potessi gli direi guarda che sei ancora in tempo
saltala quest’acqua
ora che è solo una linea
girati, e guardala mentre s’ingrossa
l’onda alta delle nubi sui palazzi
e come mi chiude gli occhi, adesso
e come sfuma la risata
di te che corri, e della
polvere
da sfavola
V sfavola
c’era una volta un bambino che
non poteva essere e
il suo tempo di poco tempo
a giornata, arabesco
di pioggia
che attende
dietro porte senza uscita
fra i solchi
sui palmi e sulle braccia
di quando sfonda il vetro, nelle grida
della madre rinchiusa
in bagno
lo incontro che suda nell’armadio
che arretra, cane, nell’angolo più cavo
gli dico che esistono i colori, esistono le cose
in forma di carezza, e anche se ho paura
gli passo una mano fra i capelli
ma lui li perde a ciocche
lo psicografo lo cerca nei disegni
e in fondo alla grafite c’è un bambino
che di notte, sul balcone
aspetta
l’astronave
Le cose che accettano di arrendersi di Mia Lecomte
Questo libro, come spiega Damaggio «è la messa a nudo della memoria di un’infanzia», e come tale si muove lungo la strada da lui intrapresa nel tempo con sempre maggiore decisione: una torsione sempre più radicale “all’oscenità” – «nel buio ascolta / il latrare del tuo male / che sfonda il tetto» – attraverso una scrittura in continua oscillazione fra la violenza dello svelamento necessario e una puntigliosa delicatezza. (…)
(…) Io scrivo nella tua lingua è il verso scelto da Massimiliano Damaggio per intitolare la raccolta. Perché la rifrazione dei richiami è amplificata e sorretta proprio dalle sponde vive delle lingue, che offrono il fianco a ogni risonanza verbale e musicale. Damaggio è infatti traduttore di poesia dal portoghese, soprattutto – profondi sono i suoi legami con la poesia brasiliana – e dal greco. E la relazione fra il bambino e l’adulto di questa raccolta è costituita da un tessuto di lingue poetiche sempre al confine di se stesse, subito prima di trascolorare in altro: «Io scrivo nella tua lingua / in questo verbo che declina, prima / di cadere».
MASSIMILIANO DAMAGGIO vive in Grecia dove legge, scrive e traduce dal portoghese e dal neogreco. È co-fondatore del blog Perìgeion e redattore di Reb Stein/La dimora del tempo sospeso. Collabora con l’agenzia letteraria transnazionale Linguafranca. Suoi testi e traduzioni sono comparsi in riviste letterarie italiane ed estere. Ha pubblicato i libri di poesia: Neon, libro in progresso (1996); Poesia come pietra (con prefazione di Carlo Bordini, 2011); Edifici pericolanti (con contributi critici di Fabio Franzin e Nino Iacovella, 2017); Ceux qui prennent un café face à la mer (traduzioni di Olivier Favier, Francia, 2017). Come traduttore ha pubblicato Distratti vinceremo, la prima antologia in italiano di poesie di Paulo Leminski (2022).